La dietologa sostiene che i 135 chili o le 297 libbre – l’unità di misura non cambia la natura delle cose, è sempre indifferente ai fenomeni – non siano giusti per la sua altezza e che debba dimagrire facendo movimento. L’unico movimento che Sandor conosce è quello delle mani per cucinare e dei piedi per spostarsi nella dispensa. Ne aggiunge spesso un altro: quello di aprire il frigo, ingurgitare tutto quello che trova, “sperimentando sapori nuovi”, in realtà soffocando la sua nevrosi familiare nel disordine alimentare. Ed è un maniaco dell’ordine.

Non si fida del dottore che lo vuole “per il suo Bene” – sì, con la maiuscola nella voce -: liquida i suoi pensieri malfidandosi “perché ha le piante grasse nel suo studio”. Dal basso dell’apparente cinismo, Sandor mi esprime i suoi dubbi su una vita tranquilla, perplesso della sua insicurezza e della sua fragilità. Così lo sguardo di sottecchi mentre guida, fa l’indiano di nascita, la sua vista persa in lontananza oltre il traffico e il limite dell’orizzonte, nell’oceano davanti a noi. Il suo girovita lascia a desiderare, sente affanni di respiro mischiati al respiro dei pensieri sul collo. Ogni tanto, nel suo monologo interiore ad alta voce, mi lancia uno strale, uno spiraglio di Sé: il buon Sandor e la sua vita innumerevole.

Mi racconta, in un flusso di coscienza disordinato, altalenante come le montagne russe, in giri della morte al limite della gravità negativa, esperienze di vita, pseudoperle di saggezza – siamo sempre saggi e vogliamo apparir tali quando raccontiamo agli altri il banale insegnamento che traiamo ai limiti della nostra maturità -.

Maniaco dell’ordine mi rende tutti i passaggi algebrici, in più o in meno, per arrivare al risultato. Il divertimento è assicurato, i voli pindarici sboccano come Icari moderni dalle ali di cera, franando sulle scogliere della realtà più esasperata. Lo ascolto, tra il serio e il faceto, penso all’Energia che lo prende e lo divora umanamente parlando mentre cerca di salvare sé stesso, al pathos della gestualità anche nell’accendersi un sigaro. Sento la sua stanchezza senza sogni.

Perché la stanchezza del giorno non è solo fisica e psicologica, è anche un’economia della mente.

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