Vi sono mondi sezionali di cui afferriamo il precipitato armonico. Come certe foto frammentate in migliaia di altre foto puntuali a darci una visione unica immemorabile. Spesso ci nutriamo, ricorriamo. Memoria di cui non serbiamo traccia. Come dire: ci perdiamo nella velouté di gamberi, senza sapere che è figlia di un dolore, di una frammentazione.

L’accesso a questi mondi è spesso occasionale, frutto del peccato e della trasgressione, del dolore, dell’immolazione, della cattiveria, del perdono. Porte si aprono e si chiudono, a volte rimangono socchiuse per sempre sino al giro di mandata finale.

Chiavi, da trovare in rapida sequenza in una lotta contro il tempo sino a quella giusta che sblocca il lucchetto o non lo apre più. Rapidi, rapidi! Non fermarsi sino a domani, sino al prossimo codice, bianco, verde, giallo o rosso che sia.

Il mondo corre accanto a Laurie, e Laurie accanto al mondo, guardiana attenta e impenetrabile, nella sua tenuta di luce gialloarancioneon – la divisa – assomiglia più a qualche mascotte di programma televisivo o squadra di baseball che a un paramedico. Laurie millepretese, milleconsigli, millesuggestioni, Laurie che strappa la Vita, Laurie millesogni, millefuturi, ne darebbe uno ogni volta che potesse, Laurie la Vita le ha dato un dono, Laurie senza paura tranne quella di non poter fare niente per sé stessa e per il suo amico, per il suo Amore. Intensa Vita senza più limiti e paure, Laurie entra negli inferni altrui, e il giorno e la notte che passano sono lì a dare conforto, muti indovinelli di una Sfinge eternamente senza espressione, impassibili testimoni di ultimi sforzi.

Il viso è teso concentrato senza paura mentre corre via tra strade improbabili, tunnel che corrono in direzioni opposte. Letture, procedure, medicinali, stati di trance professionale. Il viso non è mai stato così antico. Paura passata, tranquillità, la normalità ristabilita. Un altro codice. Dove si accende il semaforo? A quale incrocio per la Vita? Dove l’inversione a U? E se il senso è unico? Paura panico si riesamina se tutto è secondo procedura. Respiro. Calma piatta. “Delirio” come proporzione dell’intensità di Vita.

7.40. Sentore di colazione nell’aria, cornetti caldi e brioche, pancioccolati fumanti, caffè all’italiana. Mi guarda attraverso occhiali retroilluminati, una vista così grande spalancata da guadare l’anima. L’intercalare mugugnante è il precipitato di una notte intensa di lavoro senza ritmo orchestrato. Come dire: rumore senza freni inibitori.

Camilla rifiuta accucciata ai suoi piedi, da donna a donna comprende i turni di sorveglianza sul mondo. Tagliente, la voce resa roca dalla stanchezza, Laurie consuma la sua fetta di caffè con la brioche rimandando attese.

Il relax è solo la parentesi dietro lo sguardo obnubilato. La sigaretta accesa sul trespolo in cucina, Juanita strappa via dalle mani in un gesto che nasconde sensibilità e omaggio e rispetto la tazza. Un sorridente portacenere invita a non fumare più.

La Gauloises “Liberté Toujours” (Libertà sempre) risplende mentre Jope annusa e Feysal scambia quattro chiacchiere durante una boccata di sigaro cubano: El Presidente la vorrebbe come Ministro della Salute Pubblica, perché Laurie è custode paramedico 911, in postazione e in centrale, e ci sono notti che vorrebbe fuggire dal dolore che vede, e i sorrisi che le tributano per aver salvato qualcuno non bastano la riconoscenza del mondo, perché l’urlo della sirena che passa è sveglia come il campanello dei pugili sul ring, in una continua e inafferrabile folle corsa verso la Vita, in una lotta tra Dio e gli Uomini, tra Religione e Libero Arbitrio.

Distesa sul divano bianco, mi racconta dell’ultima notte, dei pazzi ispirati dalla Luna, di voli verso mondi migliori e rassicuranti, allunga la sua testa e i capelli ricci e voluttuosi, il corpo e il seno materno si evidenziano al respiro, finalmente rilassato. Guarda il parco oltre l’orizzonte, mentre Jope la pungola senza ritegno. Alle mie spalle sento la sua voce assopirsi, rallentando diventa un sussurro, un respiro lieve; questa casa è il suo refugium.

Piccoli e soli davanti alla semplicità della sua grandezza d’animo, appoggiato allo stipite, accarezzo il testolone di Jope e di Camilla, seduti al mio fianco. El Presidente Feysal medita.

Qui non si fanno filosofie.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *