Il lungo siluro argenteo inghiotte i passeggeri a bordo. Disposti su tre file, si è assegnati vicino ai finestrini, il paesaggio è circoscritto in un oblò quadrangolare, lucido, nero e illuminato dai fari alogeni della pista, grigio acciaio. Gente colorata di verde, arancio, giallo, in quest’aria fresca e digitale, il senso di confort si propaga man mano che ci si accomoda stringendo cinture opaline.

Ultime sistemazioni, chiusura dei portelli, l’avviso ai naviganti, il decollo repentino e rapido, accelerazione possente dei motori, il naso stringe per l’aria condizionata, le orecchie si tappano per la variazione di pressione contenuta.

Velocità e assetto di crociera. Il viaggio una media tratta, lo sguardo lungo abbraccia il silenzio buio della notte, stagliata dal siluro argenteo: il nero intrigante e sconcertante al di sopra, appena rischiarato dai fanalini lampeggianti di segnalazione; lento e regolare si intreccia un paesaggio invisibile rischiarato da tentacoli e ventose di luce gialla e bianca, promanazioni di città, cerchi e centri concentrici terminano improvvisi. Timidi assaggi di amori probabili uniscono file di lampi dorati. Atterra il siluro sulla pista illuminata a giorno, due rette parallele che escludono il mondo e lo tagliano fuori dalla percezione di un oblò quadrangolare.

Sotto i flash, per un istante, ci si sente protagonisti di una morte annunciata.

Jope e Camilla mi osservano insieme, Feysal alza il muso protendendolo verso il caldo del forno aperto. Hourazon, da quello squalo che è, da quel generale duro, dalla mascella quadrata, da Accademia di West Water, osserva attraverso i vetri ambrati dell’acquario mentre infilo la placca del rombo in crosta con patate e carciofi.

Ci si immola per la patria, pensa, a volte per sopravvivenza.

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