Feysal mi guarda sornione dalla sua postazione di lusso: la poltrona. Da buon gatto peloso e cialtrone lui non infastidisce il mondo e il mondo non infastidisce lui. Azzanna a volte timide difese ad insetti neurostimolanti. Il mondo lo circonda e lo avvolge, ma sembra fermarsi ad uno stralcio di pelo da lui.

Jope è lungo disteso per terra: il divano a poca distanza da Feysal è un insulto alla sua dignità di cane. E poi lo occuperebbe tutto. Poggia il suo testolone nero sulle zampe incrociate in timide e contenute reazioni alle provocazioni del mondo. Gli arrivano da lontano a solleticare orecchie pendule. Lui lascia fare. Il suo occhio ogni tanto si accipiglia come a intraguardare, poi di distende.

Nella penombra della stanza estiva leggo mentre fendenti di luce attraversano l’ombra crepuscolare. Il clima equatoriale non è dei migliori e i condizionatori cercano di spingere lontano, fuori sulla soglia, l’umidità.

Tornerò nella vecchia Europa ormai per l’ennesima volta.

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