Il king size del mio letto non mi consente altro che surfare tra le lenzuola che odorano di questa estate.
La fragranza del mattino si insinua attraverso la grande porta vetrata in acciaio e cristallo che dà sul patio, inavvertitamente, dilatando e ossigenando e accarezzando il viso. Il non tempo del risveglio è la terra di confine tra notte e giorno, lo spazio fluttuante tra i sogni e la realtà.
Nessun pensiero, se non il fruscio lento e disattento, pigro, delle gambe contro ipotetici ostacoli sino al contatto con la Madre Terra, solidità della connessione del cervello con il mondo.
Il mio gestore personale non vuole aumentare la velocità di download facendomi godere gli ultimi astanti e istanti, socchiudo gli occhi per soppesare la comunicazione. Le abluzioni per purificarsi dai residui del sonno, oggi preparo la colazione mentre Hourazon e Feysal dormono, e l’occhio vigile di Jope sorveglia Camilla e i miei movimenti: sottecchi.
Guardo la tazza che mi rimanda bagliori sinistri al neon, arrampicato sul trespolo, divoro una colazione continentale – che a dispetto dell’aggettivo è frugale – incontenibilmente.
Guardo il toast mezzo bruciacchiato che si ritrae e diventa più piccolo davanti ai miei morsi. Voglia di letto e di tornare nel mondo parallelo dove tutto è concesso, anche non svegliarsi.
Pronto, nel silenzio più assoluto, distendo un’altra porta vetri. Guardo lontano in cerca di conforto, il mio sguardo si perde per ogni dove senza meta precisa, in un campionamento di colori da pantone. Sento l’urto gentile e inavvicinabile di Jope che mi guarda, dietro, a distanza indiana, Camilla, anche loro pronti aspettano il benché minimo cenno per muoversi. Li invito, e fermi fanno finta di non intendere.
Seduto sul gradino del patio, respiro a pieni polmoni un’aria nuova, dolce salmastra, accarezza i fili d’erba. Il buongiorno non si vede dal mattino, è il mattino che ti dà il buongiorno.
Jope poggia la sua zampa sulla mia coscia, consapevole del mio stato d’animo, Camilla gli struscia il tartufo dietro l’orecchio. Certo, cagnone, hai ragione, ci sono momenti che è tutto dentro ciò che vedi. Naso e narici dilatate a respirare. Camilla, donna di casa, rende il tributo a Juanita che si è seduta accanto. Osserviamo noi stessi in questa cartolina familiare.
Un istante, tra poco si va a far la spesa, e Sandor, giù all’enoteca, mi ha promesso un vino bianco cileno appena arrivato.







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